Lezione alla LUISS: I leader politici del futuro sapranno fare fundraising?

Venerdì 12 gennaio sarò a Roma all’Executive Master in Leadership Politica organizzato dalla LUISS School of Government con una lezione su comunicazione e fundraising politico.

luiss leadership politica

Il master è un percorso interessante perchè offre una comprensione approfondita della leadership politica, combinando un approccio alla materia storico-teorico con numerose attività pratiche e workshop volti a fornire una preparazione concreta e in grado di essere messa immediatamente all’opera tanto nelle sfide professionali e lavorative quanto nella realizzazione di nuove attività e iniziative.

La direzione del corso è affidata a:

  • Sen. Pierferdinando Casini – Presidente Commissione Esteri, Senato della Repubblica
  • Prof. Raffaele De Mucci – Ordinario di Scienza Politica, LUISS Guido Carli
  • Prof. Marc Lazar – Presidente del Consiglio Scientifico, LUISS School of Government

Io sono onorata di far parte della faculty di questo executive master e forse sarà l’occasione per presentare in anteprima il mio prossimo libro realizzato insieme a Raffaele Picilli.

A gennaio vi darò qualche dettaglio in più.

Digital PR: alcune lezioni apprese al seminario FERPI

Si è tenuto a Napoli lo scorso 2 ottobre il seminario Ferpi “Digital PR. Progettare solide relazioni sui mattoni dei bit”, a cura di Letizia Nassuato e Elena Salzano. Il seminario, ospitato dall’Unione Industriali di Napoli, è stato un prezioso momento di riflessione sul rapporto tra relazioni pubbliche e digitale, un’occasione per approfondire le nuove forme di marketing che viaggiano sul web, utilissime per la costruzione della reputazione online di qualsiasi organizzazione.

Creare relazioni, costruire credibilità e reputazione è la chiave del successo di un brand, che per questo motivo ha necessità di monitorare le “conversazioni” che si sviluppano intorno al marchio non solo offline ma anche e soprattutto online. Il web, e i social media in particolare, sono il nuovo luogo di elezione dove consumatori e consuma(t)tori riscrivono le storie e la reputazione dei brand attraverso commenti, foto, recensioni e video. Le aziende non possono perciò restare a margine di questa nuova forma di narrazione ed è così che le PR diventano Digital PR e iniziano ad andare a caccia di influencer.

Ne abbiamo discusso lo scorso 2 ottobre presso l’Unione Industriali di Napoli in occasione del seminario Ferpi “Digital PR. Progettare solide relazioni sui mattoni dei bit”, a cura di Letizia Nassuato, Regional Communication Manager Vodafone Italia e Membro CASP di Ferpi, e Elena Salzano, Delegato Ferpi per la Campania e Docente di Event Management.

In qualità di padrone di casa, Antonio Parlati, Presidente Sezione Editoria Cultura-Spettacolo dell’Unione Industriali di Napoli e dirigente Rai, ha aperto i lavori con un video vivace e significativo sul fenomeno delle Digital PR. Un mix di numeri, casi virali e foto delle celebrities dei social network ha perfettamente descritto il contesto attuale e introdotto l’interessante intervento di Sara Di Mattia, Senior Account Director di We Are Social, incentrato sull’arte dell’influencer marketing.

Ma che cos’è l’influencer marketing? Chi è un influencer?

Un influencer è in grado di “spostare” opinioni, pareri o preferenze. È un individuo a cui viene riconosciuta autorevolezza, competenza o talento in un determinato settore, un personaggio che è diventato famoso attraverso il web (es. Frank Matano) o una celebrity già famosa offline ma che ha saputo costruire con efficacia la propria presenza online (es. Gianni Morandi, Belen Rodriguez). L’influencer marketing consiste nel coinvolgere gli influencer in operazioni di product placement (più o meno velate) ampliando il raggio di azione dell’azienda che ha l’opportunità di farsi conoscere da fan base consistenti.

Sara Di Mattia ha parlato di 4 categorie di influencer: 1) creator: generatori di contenuti di qualità come gli artisti che pubblicano le proprie opere su Instagram; 2) talent: detentori di particolarità abilità come gli sportivi; 3) testimonial: nel senso tradizionale del termine; e 4) media: quando i contenuti degli influencer diventano veri e propri “mezzi” attraverso i quali le aziende mostrano i propri prodotti. Si tratta di categorie fluide: un influencer può appartenere ad una o a ciascuna di queste categorie.

Un’azienda deve saper scegliere l’influencer giusto in base agli obiettivi e ai KPI stabiliti, al target di riferimento e tenendo conto di fattori quantitativi, qualitativi e valoriali. Potrebbe scegliere dei mega-influencer, se punta ad un’audience mainstream, oppure dei micro-influencer, se invece preferisce un’audience di nicchia affine al brand. Alla scelta segue l’ingaggio, inteso come momento sia di contrattualizzazione del rapporto tra azienda e influencer sia di definizione della partnership. Quest’ultima è meglio se espressa con una relazione di co-creazione all’interno della quale vengano rispettati da una parte i valori del brand e dall’altra lo stile e le modalità narrative dell’influencer. È bene inoltre evitare operazioni di endorsement occulte, che non giovano alla reputazione né dell’influencer né dell’azienda. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato sta indagando in questo senso sul fenomeno dell’influencer marketing sui social network. Lo scorso luglio l’authority ha inviato lettere di “moral suasion” ai più famosi web influencer chiedendo che sotto le foto con prodotti chiaramente riconoscibili aggiungano hashtag come #pubblicità, #sponsorizzato, #advertising e #inserzioneapagamento.

Di occulto c’è ben poco, invece, nella case history di successo rappresentata da Fanpage. Attraverso la relazione di uno dei suoi giornalisti di punta, Ciro Pellegrino, abbiamo ripercorso i passi di questo modello di business dell’editoria digitale, tra di essi una delle operazioni virali più note: il video a sfondo sociale contro la violenza sulle donne “Dalle uno schiaffo” (poi tradotto in inglese con “Slap Her: children’s reactions”), che ha raggiunto milioni di visualizzazioni su YouTube grazie alla logica della condivisione (gratuita) adottata anche in ambito giornalistico.

Sulla logica della condivisione, ma delle emozioni in real time, si fonda “Phlay” l’invenzione di Mario Amura, Cofondatore di Emoticron, che spiegando le potenzialità della sua app ci ha ricordato quanto ciascuno di noi, ciascun utente digitale, voglia sentirsi protagonista ed essere messo al centro.

Un comunicatore, però, non deve dimenticare che in Italia manca ancora una vera cultura del digitale. Caterina Stagno, Dirigente della Struttura Inclusione Digitale RAI, ha ricordato che il nostro Paese è 25esimo nella classifica europea del Digital Economy and Society Index. Gli Italiani, aldilà del gap infrastrutturale, sono sul web ma non sanno utilizzare i servizi digitali, non sanno ancora usufruire dei benefici e dei vantaggi che la tecnologia oggi offre. Per questo la Rai, come nel passato, prosegue la sua missione di alfabetizzazione, oggi orientata al digitale. Per questo realizzare una campagna di comunicazione non può vuol dire focalizzarsi solo sul digitale. «I canali digitali sono solo una parte dell’intero progetto», ha sottolineato Elena Salzano, raccontando l’interessante utilizzo del viral marketing e dell’influencer marketing nella recente campagna ideata per la Regione Campania “Campania Percorsi dell’Anima”.

«Siamo noi comunicatori ad essere dei viaggiatori dell’anima», ha osservato Pier Donato Vercellone, Presidente Ferpi e Direttore Comunicazione Sisal Group, che, tirando le somme dell’intensa mattinata di seminario, ha voluto ricordare in cosa consiste la professione del comunicatore, ossia costruire reputazione e fiducia attraverso una narrazione e la creazione di un legame emotivo.  Sono queste le linee guida di un comunicatore, regole che valevano per il passato, che valgono oggi per il digitale e che varranno ancora in futuro per i nuovi strumenti che ci troveremo ad utilizzare.

Secondo il nostro presidente la comunicazione dunque non è cambiata, sta solo evolvendo. Come sottolineato infatti da Letizia Nassuato, promotrice di questo prezioso appuntamento di formazione: «Oggi  le relazioni con i nostri stakeholder riguardano tanto la capacità di contribuire a costruire la reputazione di un brand, quanto la chiave per progettare una relazione costruttiva e sostenibile con i diversi pubblici di riferimento. Da qui la necessità di partire da una nuova prospettiva e con una visione sempre più multidisciplinare».

Visualizza su FERPI.it

Digital PR. Progettare solide relazioni sui mattoni dei bit

Lunedì 2 ottobre 2017 parteciperò al corso “Digital PR. Progettare solide relazioni sui mattoni dei bit” organizzato da FERPI a Napoli presso l’Unione Industriali di Napoli in Piazza dei Martiri, 58.

Sarò con lì con tutta la delegazione FERPI Campania. 

Orientarsi nelle acque del web e dei social network, dove il flusso di conversazioni è continuo, le dinamiche di interazione complesse, i tempi di reazione fast ed il linguaggio furious, richiede competenza, coerenza e costanza. L’arena del web ha abbattuto lo spazio fisico delle relazioni, amplificandone i messaggi in termini di quantità, restringendo al contempo il margine di differenziazione. Il corso si propone, attraverso l’intervento di esperti del settore sia del mondo accademico che aziendale, di fornire metodi e strumenti utili alla realizzazione di una strategia di comunicazione multicanale coerente con i diversi pubblici di riferimento, individuando nuove opportunità di business e rafforzando il posizionamento del proprio brand (personal o corporate) online.

Info e Iscrizioni:
casp@ferpi.it
02 58312455

Mala tempora currunt…

Generare paura non risolve i problemi, semmai li ingrandisce e ne crea degli altri… questa è pura istigazione all’odio razziale ed è un’operazione di comunicazione politica scorretta che mi offende come donna e come professionista… utilizzare un manifesto dell’illustratore di propaganda fascista Boccasile e riportarlo ai nostri giorni (tra l’altro con una comparazione storica del tutto sbagliata) è solo un modo per sfruttare e strumentalizzare, purtroppo in maniera tristemente efficace, gli eventi disgraziati degli ultimi giorni… unicamente per convenienza politica. La Politica dovrebbe fare proposte non instillare nuovo odio… la politica dovrebbe agire non creare disordine e scatenare nuova violenza dando manforte ai sentimenti di paura che già serpeggiano nella nostra società… questo manifesto non è politica e nemmeno comunicazione politica degna di questo nome.

 

 

Ricerca 2016. Fundraising per la politica in Italia, Stati Uniti d’America e Regno Unito

Ricerca 2016. Fundraising per la politica in Italia, Stati Uniti d’America e Regno Unito

Il 5 ottobre 2016, con il mio collega Raffaele Picilli, ho presentato in conferenza stampa alla Camera dei Deputati l’indagine comparativa 2016 “Fundraising per la politica in Italia, Stati Uniti d’America e Regno Unito” realizzata per il Centro Studi sul Nonprofit, Raise the Wind e Costruiamo Consenso.
Ne hanno discusso Maurizio Bianconi, Deputato Conservatori e Riformisti, già tesoriere di Forza Italia; Antonio Misiani, Deputato, già tesoriere del Partito Democratico; Nando Pagnoncelli, Presidente di Ipsos Italia; Antonio Palmieri, Deputato, Responsabile internet e nuove tecnologie di Forza Italia; Domenico Petrolo, Coordinatore Ufficio Fundraising PD Nazionale.

Con la ricerca, conclusasi a settembre 2016, abbiamo monitorato le attività di fundraising e people raising di diciassette partiti/movimenti politici italiani e ha rilevato un incremento della percentuale dei soggetti che adottano al­meno una tecnica di fundraising, passata dal 45% del 2013 (anno precedente all’entrata in vigore della Legge 13/2014 sull’abolizione del finanziamento pubblico diretto) al 100% del 2016 (ultimo anno prima della piena attuazione della legge e del taglio definitivo dei rimborsi elettorali). Quest’anno l’88% ha adottato fino a due tecniche di rac­colta fondi e il 59% ne ha utilizzate almeno tre.

Rispetto al 2013 è aumentata anche la percentuale di partiti/movimenti politici che raccoglie i dati dei propri donatori passando dal 25 al 94%. Inoltre, negli ultimi mesi abbiamo assistito ad un alto grado di aggiornamento dei siti web dei soggetti politici analizzati, siti che hanno migliorato o accolto nuove sezioni dedicate alla trasparenza, al 2xmille e alla raccolta di donazioni.

I partiti e i movimenti politici, seppur con lentezza e senza una programmazione ad ampio raggio – spinti, e in qualche modo costretti, dai tagli e dalle nuove regole imposte dalla Legge 13/2014 – sembra quindi si stiano organizzando per far fronte alla sfida dell’autofinanziamento.

Abbiamo spiegato: «Questi dati sono solo apparentemente positivi perché non garantiscono che il fundraising sia stato realmente utilizzato. I numeri emersi dall’indagine registrano una maggiore specializzazione rispetto al 2013, ma si è trattato principalmente di semplici raccolte fondi che non mirano alla periodicità delle donazioni né a creare un rapporto duraturo con il donatore. Un approccio errato se si pensa che il 2017 è dietro l’angolo e il finanziamento pubblico diretto sta per essere eliminato del tutto».

Rispetto al 2013 è aumentato il ricorso alle tecniche, ma resta ferma la scarsa adozione dei veri principi del fundraising.

«Il fundrasing  non può essere definito come una serie di tecniche da utilizzare occasionalmente per necessità finanziarie, si tratta al contrario di una vera e propria strategia comunicativa per la partecipazione politica, un insieme di azioni strategiche “permanenti” e regolari utili a ricercare un nuovo e più forte legame con i cittadini. Una concezione del fundraising che va perciò al di là della funzione utilitaristica e a breve termine della semplice raccolta fondi».

Restano basse ad esempio le percentuali dei partiti che ricorrono a tecniche che implicano una maggiore interazione o basate su un forte rapporto identitario. Soltanto il 24% dei partiti presi in esame offre la possibilità di svolgere attività di volontariato organizzato, appena il 12% punta sulla vendita di gadget shop online e solo il 7% dei partiti e movimenti analizzati fa ricorso propriamente al crowdfunding per il finanziamento di progetti e attività.

Nel 100% dei casi sono i social network (principalmente Facebook e Twitter) il mezzo più utilizzato dai partiti e dai movimenti politici analizzati per comunicare con i propri sostenitori. Solo il 35% del campione dispone di intranetstrumenti di comunicazione interna com­munity ufficiali. Sui siti web dei soggetti politici analizzati solo il 47% offre la possibilità di iscriversi alla newsletter di partito e solo il 12% dispone di form in home page per l’iscrizione

Si punta troppo sulle potenzialità della raccolta fondi sul web, potenziando il ricorso a sistemi di pagamento online, ma si dimentica che anche se Internet offre applicazioni eccellenti per sostenere e migliorare un pro­gramma di fundraising, non vi è nulla che possa sostituire i metodi classici e il contatto personale con un dona­tore.

Nel confronto con Regno Unito e Stati Uniti d’America l’Italia appare ancora indietro. In questi Paesi le tecniche di fundraising e people raising sono ormai consolidate da decenni e mantengono un trend in crescita, anche se lento. Il ricorso a più tecniche per organizzare raccolte di fondi è la prassi e il livello di risposta dei donatori è altissimo. Le elezioni presidenziali negli Stati Uniti sono l’esempio di quanto sia importante il fundraising.

Dopo 3 anni torno alla Camera dei deputati con una nuova ricerca

Consulta il programma della presentazione della nostra ricerca

Scopri il programma della conferenza stampa 5 ottobre 2016.

Torno dopo 3 anni alla Camera con Raffaele Picilli per presentare un doppio raffronto sullo stato dell’arte del fundraising in Italia. Una prima comparazione in ambito internazionale che valuta il grado di adozione delle tecniche di raccolta fondi rispetto al Regno Unito e agli Stati Uniti d’America. Ed un secondo confronto tutto italiano su come è cambiato l’approccio dei partiti e movimenti italiani verso le proprie modalità di autofinanziamento tra il 2013 – anno precedente all’entrata in vigore della Legge 13/2014 sull’abolizione del finanziamento pubblico diretto – e il 2016 – ultimo anno prima della piena attuazione della legge e del taglio definitivo dei rimborsi elettorali.

Dopo 3 anni tornano ad intervenire gli onorevoli Antonio Misiani e Maurizio Bianconi che nel 2013 erano rispettivamente i tesorieri del Partito Democratico e del Popolo delle libertà. Sarà interessante confrontarsi nuovamente con loro per capire se dopo tre anni i partiti hanno scelto la strada del fundraising.

Nuove riflessioni – più tecniche – arriveranno dall’on. Antonio Palmieri, Responsabile internet e nuove tecnologie di Forza Italia, e da Domenico Petrolo, Coordinatore Ufficio Fundraising del PD Nazionale. A tirare le fila della discussione ci sarà Nando Pagnoncelli, Presidente di Ipsos Italia.

Modererà Roberto Race, spindoctor, Segretario Generale del think tank Competere.EU.

Presentazione della Quinta ricerca comparativa “Fundraising per la politica in Italia, Regno Unito e Stati Uniti d’America”

Running Accademy | Come e perché finanziare la politica

Come e perchè finanziare la Politica. A Roma il corso per le aziende e non solo

Costruiamo Consenso continua la sua attività di formazione e la sua missione di diffusione della cultura del fundraising politico in Italia questa volta con la partecipazione ad uno dei seminari di formazione avanzata di Running Academy.  Nell’ottica della rete e della sinergia, insieme a Running, RETI e al Rottamatore.it – e con la media partnership di AGOL, Formiche.net, Geopolitica.info, ManagerItalia – abbiamo organizzato il 20 e il 21 novembre 2015 a Roma un corso di 12 ore dal titolo “Come e perchè finanziare la Politica. Disciplina normativa e strategie di raccolta fondi”.

Sono stata docente di questo corso insieme a Raffaele Picilli, Raise the Wind, Claudio Velardi, Amministratore Unico di Running, Chicco Testa, Presidente di Assoelettrica, Domenico Petrolo, fundraiser PD, e Antonio Iannamorelli, Direttore operativo di QuickTop-Reti.

La sfida formativa di questo corso è stata particolarmente ardua. La prospettiva da cui siamo partiti non è stata solo quella dei partiti, in questo corso ci siamo concentrati soprattutto sulle aspettative di chi dona (o dovrebbe donare) alla politica, e quindi sul “perchè” donare alla politica e sul “come” donare alla politica. Quali sono i rischi e quali le opportunità. Sono stati perciò affrontati anche i temi della comunicazione politica e dell’attività di lobbying.

Obiettivo del corso è stato quindi quello di fornire ai partecipanti una completa panoramica di tutti gli strumenti necessari per sostenere economicamente la politica. Partendo dall’analisi del tessuto normativo che regola il finanziamento privato analizzeremo i princìpi del fundraising, le tecniche e gli scenari che si prospettano per quelle aziende che decidono di finanziare la politica.

  • Di seguito il programma dell’iniziativa:

La mia intervista su Runningonline.org

Di seguito il testo della mia intervista pubblicata sul sito di Runningonline.org:

Il fundraising politico: a tu per tu con… Marina Ripoli

10 NOVEMBRE 2015

Perché in Italia si inizia a parlare di fundraising politico?

A seguito dell’abolizione del finanziamento pubblico diretto (Legge 21 febbraio 2014, n.13), che istituisce una graduale riduzione dei rimborsi elettorali ai partiti fino ad una loro totale eliminazione entro il 2017, si è fatto largo in Italia il tema del fundraising politico, anche se sotto diversi aspetti e non sempre inteso nel modo giusto. I principi del fundraising sono infatti raramente adottati in maniera corretta, efficace e professionale.

Dal 2014 ad oggi abbiamo però già visto delle iniziative di raccolta fondi da parte dei partiti…

E’ vero la raccolta fondi sta già divenendo di vitale importanza per la sostenibilità finanziaria di un progetto politico, poiché senza risorse economiche diventa difficile realizzare tutte le iniziative necessarie per tenere in piedi la struttura di un partito, affrontare una competizione elettorale o la sfida più lunga e costante della campagna permanente. Bisogna però chiarire che non bastano le singole iniziative di crowdfunding, che tanto sono di moda in questo momento, non basta l’organizzazione di una cena oppure qualche evento di raccolta saltuario e non inserito in una strategia di comunicazione politica più ampia. Il fundraising politico non è infatti la semplice ricerca dei fondi.

Quindi raccolta fondi e fundraising non sono la stessa cosa?

Esattamente. Il fundraising è un’attività più complessa, che aggregando e coinvolgendo sostenitori, garantendo la fidelizzazione dei donatori/elettori, consente a partiti e movimenti politici di contare su basi solide e su un radicamento reale nella società. Il fundraising per la politica va dunque inteso come l’insieme dei principi e degli strumenti che hanno l’obiettivo di accrescere il capitale di risorse e di consenso di un soggetto politico in un’ottica relazionale e secondo opportune strategie di comunicazione politica. In questo senso, trasparenza, coerenza, accountability rappresentano i pilastri necessari di una comunicazione politica orientata al fundraising.

Sembra una sfida ardua per i partiti…

E’ così, ma più tardi i partiti decideranno di impiegare energie e risorse per convertire le proprie strutture, fare formazione, puntare su trasparenza e rendicontazione, più sarà difficile raggiungere dei risultati quando di rimborsi elettorali non ce ne saranno più. Sono infatti molti gli ostacoli da superare affinché le attività di fundraising siano accettate dai cittadini – e dalle aziende – come parte integrante dell’azione politica.

Quali sono gli ostacoli?

Tra questi in primis la mancanza di fiducia nei partiti, e poi quella che in Italia è la cattiva considerazione del rapporto tra politica e denaro. Inoltre, se parliamo del finanziamento della politica da parte delle imprese la questione si complica, non essendoci ancora una regolamentazione delle lobby. Non è un caso che di questa materia “spinosa” ne parleremo il 20 e 21 novembre con Running Academy e Costruiamo Consenso nel modulo su “Come e perché finanziare la politica” all’interno del corso “Come e perchè finanziare la politica. Un’occasione per scoprire gli scenari che si prospettano per quelle aziende che decidono di finanziare la politica e conoscere il nuovo ruolo professionale del fundraiser nel mondo della politica.

A Napoli il seminario gratuito sulla raccolta fondi

A Napoli il seminario gratuito sulla raccolta fondi

Venerdì 23 ottobre 2015 dalle 10.00 alle 13.00, nel cuore del Centro Direzionale di Napoli, Raise the Wind e Re.Work– con la collaborazione di Costruiamo Consenso – hanno presentato il ciclo di workshop per entrare nel mondo della raccolta fondi e capirne princìpi e tecniche.

Il seminario gratuito – “La raccolta fondi per sostenere progetti sociali, pubblici e politici” – ha affrontato il tema della ricerca di fondi da punti di vista diversi: quello del non profit, dell’impresa sociale, della pubblica amministrazione e infine della politica. Una valida risposta alla scarsità di risorse negli enti locali e all’imminente taglio dei finanziamenti pubblici alla politica può infatti essere il fundraising, o meglio la raccolta fondi unita alla ricerca e al consolidamento di fiducia e partecipazione.

Di seguito i prossimi workshop:

18 novembre 2015 | ore 9.30 – 16.00
Raccolta fondi e comunicazione per la politica
Raffaele Picilli, Marina Ripoli

27 novembre 2015 | ore 9.30 – 16.00
Quando le cause sociali diventano start up: l’utilizzo del Fundraising e del Crowdfunding per reperire fondi
Gabriele Granato, Raffaele Picilli

15 e 29 gennaio, 5 febbraio 2016 | ore 9.30 – 16.00
Raccolta fondi e progettazione sociale per le cooperative e le imprese sociali
Maria Vittoria Musella, Raffaele Picilli

15 e 29 gennaio, 12 febbraio 2016 | ore 9.30 – 16.00
Raccolta fondi e progettazione sociale per gli Enti Pubblici
Annalisa Lalumera, Maria Vittoria Musella, Raffaele Picilli

Quota 1 partecipante: 120 euro +iva    Quota 2 partecipanti: 200 euro +iva

Quota 1 partecipante 3 giorni: 240 euro +iva   Quota 2 partecipanti 3 giorni: 420 euro

Urbino: La comunicazione nella politica che cambia

La comunicazione nella politica che cambia

Non potevo mancare alla Summer Edition 2015 dei seminari del Laboratorio di Studi Politici e Sociali (LaPolis) dell’Università di Urbino Carlo Bo. Dal 3 al 5 settembre il tema sarà “La comunicazione nella politica che cambia”.

Saranno quattro i momenti nei quali Ilvo Diamanti, direttore di LaPolis e Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos, si confronteranno con importanti firme del giornalismo italiano e del mondo della comunicazione politica.

Apertura, il 3 settembre alle 15,30 con Filippo Sensi, responsabile dell’ufficio stampa della Presidenza del Consiglio e Marco Damilano, inviato de l’Espresso, sul tema “Comunicare il premier: politica 2.0”.

Venerdì 4 settembre alle 10,00 Corrado Formigli, conduttore della trasmissione, in onda su LA7, Piazzapulita e Massimo Giannini, conduttore di Ballarò, il talk show politico di Rai 3 parleranno de “La politica come spettacolo: un genere in crisi?”.

Nel pomeriggio dalle 15,30 alle 18,00  Paolo Ruffini, direttore di Rete Tv 2000, Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, Piergiorgio Grassi dell’ I.S.S.R. Italo Mancini e Antonio Nizzoli, direttore dell’Osservatorio di Pavia, tratteranno il rapporto tra il Pontefice e la comunicazione: “Comunicare la Chiesa. Papa Francesco, analisi di un successo”.

Quarto dialogo, sabato 5 settembre alle 10,00 la presidente Rai, Monica Maggioni, il caporedattore de l’Espresso Gigi Riva e il corrispondente Rai da Parigi Antonio Di Bella dialogheranno sul tema: “Comunicare il terrore”.

Al termine porterà il saluto dell’Ateneo Vilberto Stocchi, Magnifico Rettore dell’Università di Urbino Carlo Bo.

I seminari costituiscono la parte finale del corso di formazione permanente OPeRA (Opinione Pubblica e Rappresentanza) al quale ho partecipato lo scorso 19 giugno.